Per anni quell’incrocio tra via Carducci e via Leopardi era rimasto identico a se stesso. Curve morbide, uno svincolo modesto ma efficiente, un piccolo angolo di ordine stradale dove il traffico scorreva in modo naturale, come se la prudenza degli automobilisti fosse sufficiente a garantire la sicurezza. Nessun incidente, nessun problema, nessun motivo per complicare le cose. Fino a quando, un giorno, all’improvviso e’ apparso!
Un cartello nuovo di zecca e dei cordoli gialli a terra a disegnare un triangolo, piazzati con orgoglio al centro dello svincolo, a smistare, con tono perentorio e un po’ inutile il traffico nelle diverse direzioni.
Lo hanno messo lì, senza preavviso, come un gesto di zelo burocratico, come se d’un tratto ci fosse bisogno di regole aggiuntive, anche laddove la realtà funzionava benissimo senza. “Non si sa mai,” avra’ suggerito l’umarell di turno, “è meglio mettere della segnaletica, per precauzione, per sicurezza.”
E così, tra calcoli, progetti, moduli timbrati, discussioni d’ufficio e soldi dei contribuenti, è nata quell’isoletta gialla in mezzo ad un trivio. Un gesto perfetto, almeno sulla carta. Mentre le buche di molte strade rimangono, aperte come bocche affamate, pronte a divorare pneumatici, sospensioni o, a volte, anche semplici caviglie.
Il triangolo giallo ora fa bella mostra di sé, fiero, come un monumento all’inutilità. Non serve a nulla, ma almeno nessuno ora potrà dire che manca. E’ un segnale di prudenza preventiva, un inno alla paranoia, l’esempio perfetto di come, quando le cose funzionano, l’uomo intervenga comunque a complicarle, giusto per essere sicuro di aver fatto “qualcosa”.
I guidatori, spaesati, rallentano al suo cospetto, guardando l’opera stupiti prima di proseguire come hanno sempre fatto.
E anche noi ci fermiamo ad ammirare quest’opera assolutamente inutile. Perché, si sa, la sicurezza è cosa buona e giusta e anche il nulla, alla fine, ha diritto alla sua precedenza.
E le buche? Quelle possono aspettare!
Claudio Jacomelli
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